Pagine d’ipnosi
Cos’è l’ipnosi. Sfatiamo i miti
“L’ipnosi non modifica la persona né la sua passata esperienza della vita. Serve a permetterle di imparare di più su se stessa e ad esprimersi più adeguatamente. La trance terapeutica aiuta le persone a superare i limiti appresi, così da poter pienamente esplorare ed utilizzare le proprie risorse”.
Milton H. Erickson
Le informazioni che le persone hanno sull’ipnosi sono spesso fuorvianti rispetto a cosa sia veramente l’esperienza ipnotica. La loro fonte d’informazione è molte volte il cinema e la televisione piuttosto che le ricerche e le evidenze scientifiche. Questo ha contribuito allo sviluppo di miti sull’ipnosi che ne danno un’immagine spesso completamente distorta.
Ecco alcuni miti che aleggiano nell’aria:
Non è così, tutto questo non ha niente a che fare con l’ipnosi, l’ipnosi è un’altra cosa, si tratta soltanto di miti da sfatare, e quindi si può tranquillamente affermare che:
Assodato cosa non sia l’ipnosi è possibile procedere nel definire cosa sia davvero.
L’ipnosi è un’esperienza monto più semplice e naturale di quanto si pensi. Si tratta di uno stato psicofisico naturale nel quale si vive uno stato di coscienza con delle specifiche caratteristiche. Questo stato di coscienza ipnotico viene definito in modi diversi, seppur indicando sempre la stessa realtà: trance, stato modificato di coscienza, stato dissociato di coscienza, stato speciale di coscienza. In questo stato di coscienza si vive un elevato assorbimento verso stimoli interni piuttosto che verso la realtà esterna. Milton Hyland Erickson, uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento, definisce così lo stato ipnotico:
“La perdita di orientamento nei confronti della realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà concettuale astratta” (Erickson M. H., 1964).
L’ipnosi è un’esperienza che si fa regolarmente ogni giorno, ogni qualvolta la propria attenzione si orienta verso il mondo interiore piuttosto che verso l’ambiente circostante. Per esempio si fa quando si sta guardando un film, e mentre lo si guarda con grande assorbimento, tutto il resto va in secondo piano, per cui i rumori, i suoni e tutto ciò che accade nei dintorni viene percepito ma non investito di attenzione e interesse. Ancora, si fa per esempio quando si guida l’automobile, e mentre si cambiano regolarmente le marce, si gira il volante e si segue la strada corretta, in realtà si è più assorbiti dai propri pensieri che da quanto si sta facendo, infatti, la maggior parte delle azioni che si stanno compiendo si stanno svolgendo in maniera automatica. Detto ciò, diventa chiaro che l’ipnosi non ha niente a che fare con il sonno, l’incoscienza, la perdita di controllo e con lo stare sdraiati e con gli occhi chiusi. È un’esperienza in cui si è coscienti e si ha il controllo di ciò che sta accadendo, e si può fare stando in piedi, con gli occhi aperti, parlando e svolgendo attività motorie. L’ipnosi è semplicemente un modo di direzionare la propria attenzione molto di più verso l’interno e molto meno verso l’esterno. Si può definire così:
“L’ipnosi è una dissociazione dalla realtà circostante per focalizzarsi maggiormente sul proprio mondo interiore, fatto di immagini, ricordi, idee, progetti, sensazioni ed emozioni”.
Gerald Maurice Edelman e Giulio Tononi, due grandi studiosi di neuroscienze, descrivono il processo che genera l’esperienza cosciente come quel processo attraverso il quale la materia reale diventa immaginazione, quindi una rappresentazione mentale della realtà. Descrivono la coscienza come un processo mentale che ha il compito di controllare e integrare le diverse percezioni elaborate contemporaneamente dal cervello. Quindi la coscienza è una funzione mentale che permette il controllo, il confronto, l’elaborazione e integrazione delle percezioni secondo un ordine gerarchico, secondo il quale alcune verranno privilegiate a discapito di altre. Il risultato di questo processo di gerarchizzazione è lo sviluppo della scena cosciente, ovvero quella selezionata tra un gran numero di scelte possibili (Edelman G, Tononi G., 2000, p. 265).
Gli studi sugli stati di coscienza hanno evidenziato che lo stato di coscienza ordinario va incontro naturalmente a periodiche discontinuità, lasciando il posto ad uno stato di coscienza definito modificato o dissociato. Si tratta semplicemente di uno stato di coscienza nel quale avvengono dei cambiamenti rispetto al controllo, selezione, integrazione e gerarchizzazione delle percezioni. E Ernest Lawrence Rossi, psicoterapeuta di fama internazionale tra i più celebri allievi del grande Milton Hyland Erickson, è stato uno dei più influenti studiosi che si è interessato allo studio degli stati di coscienza. Tra gli anni’80 e ’90 si è largamente interessato ai ritmi ultradiani, ovvero a quei cicli biologici che ricorrono all’interno delle 24 ore di una giornata. Il corpo umano, infatti, vive scandito dai ritmi biologici, tra i quali quelli ultradiani sono i seguenti:
Ernest L. Rossi ha voluto esplorare ed individuare le connessioni tra la mente e il corpo verificando quale fosse la corrispondenza a livello mentale di questi ritmi biologici ultradiani. E attraverso i suoi studi ha evidenziato che nell’arco di una giornata, in connessione con i ritmi biologici ultradiani, si alternano ciclicamente uno stato di coscienza ordinario, ovvero il modo usuale di elaborare le informazioni e gli stimoli con i quali ci si confronta, e uno stato di coscienza modificato, ovvero uno stato di coscienza intermedio tra la veglia e il sonno nel quale si diventa prevalentemente introspettivi, ossia molto più assorbiti dal proprio mondo interno, e si elaborano le informazioni in modo diverso, e questo si verifica naturalmente e regolarmente ogni 90-120 minuti circa (Rossi E. L, Nimmons D., 1993). Milton H. Erickson ha definito questi stati di discontinuità che ciascun individuo vive ciclicamente ogni 90-120 minuti “common everyday trance” (comune trance quotidiana) (Erickson M. H., 1982; 1985).
In questo quadro finalmente l’ipnosi si riappropria della sua vera identità, che è quella di essere un’esperienza semplice e naturale, niente di magico, miracoloso, artificiale o straordinario, bensì semplicemente una modalità diversa di elaborare le informazioni da parte della mente.
Ernest L. Rossi, dopo aver individuato questo ritmo ultradiano dello stato di coscienza, si è chiaramente interrogato anche sulla sua funzione, e ha osservato che durante il naturale stato di coscienza dissociato, ricorsivo ogni 90-120 minuti, si evidenzia il predominio del sistema parasimpatico e di tutte le funzioni che regola. Si tratta di un meccanismo che fa parte del sistema nervoso autonomo e che interviene nelle funzioni corporee involontarie, e che è preposto alla stimolazione della quiete, del rilassamento, del riposo, della digestione e dell’immagazzinamento di energia. E proprio in base a queste osservazioni Ernest L. Rossi ha concluso che questo stato di coscienza dissociato avesse funzioni ristorative per le energie psichiche. In effetti, in linea con le conclusioni di Ernest L. Rossi, le persone in generale quando compiono delle intense attività di concentrazione, a un certo punto avvertono un bisogno naturale di distaccarsi da ciò che stanno facendo, per ritirarsi anche solo per qualche minuto in se stessi, in modo tale da rigenerare e ristorare le proprie menti. E infatti è proprio questo che accade, questo distacco apporta benefici, e dopo questa breve distrazione si è più riposati e pronti per riprendere l’attività in corso, e addirittura si è in grado di svolgerla meglio di prima.
Ecco allora che si può sintetizzare dicendo che la comune trance quotidiana ha la funzione di favorire il risparmio delle energie della mente, in moto tale che escludendo certi stimoli e privilegiandone altri, si dedica la propria attenzione a ciò che conta di più, e questo permette di non essere sopraffatti dai tanti stimoli presenti dentro e fuori di noi.
Tutti hanno esperienza di questi momenti di comune trance quotidiana. Come quando, per fare un esempio, si sta guardando la televisione ma senza realmente vederla, è come se la si stesse vedendo con gli occhi ma non con la mente, infatti, la mente in realtà è focalizza su qualcosa di interiore, un pensiero, un ricordo, e mentre si è consapevoli di tutto ciò che sta accadendo, si sceglie volontariamente di seguire quel pensiero o quel ricordo, semplicemente perché ci è utile così. Ed è chiaro per tutti che in quest’esperienza, come in altre similari, si è ben consapevoli di ciò che sta accadendo, non si perde il controllo e si ha la capacità decisionale di uscire da questo stato, che possiamo chiamare sogni ad occhi aperti, in qualsiasi momento lo si desideri.
Ora, l’utilizzo dello stato di trance ipnotica in un setting terapeutico, non è altro che l’utilizzo di questa capacità della mente di dissociarsi dalla realtà esterna per rispondere alla domanda di aiuto di una persona. E si utilizza l’ipnosi perché è un’esperienza nella quale, sviluppando uno stato di coscienza diverso da quello ordinario, è possibile elaborare in un modo diverso le informazioni che pervengono alla mente, e quindi maturare nuove prospettive e nuovi significati che favoriscono il processo di cambiamento. Del resto il cambiamento è la richiesta basilare che direttamente o indirettamente fa ogni persona che si rivolge ad uno psicoterapeuta, per questa persona le cose non vanno come vorrebbe e vuole cambiarle in meglio. Inoltre, il fatto che in ipnosi le informazioni vengano elaborate in modo diverso, vuol dire utilizzare alcune proprie risorse mentali che solitamente non si usano, vuol dire risvegliare le proprie risorse mentali assopite, ovvero quelle capacità della mente che lungamente in disuso sono diventate dormienti. Ciò conferma il fatto che l’ipnosi non modifica o manipola le persone, bensì semplicemente crea un’atmosfera favorevole nella quale la persona può recuperare alcuni apprendimenti e capacità che non usa da tempo, e che tornando ad usare le daranno la possibilità di cambiare in meglio la propria vita. E tutto questo, è bene rimarcarlo, non avviene magicamente facendo una sola esperienza ipnotica, bensì come per tutte le psicoterapie, si tratta di un processo di apprendimento e di riapprendimento, che richiede l’intervento della memoria e dei tempi necessari all’espletamento delle sue capacità di conservazione, ritenzione e richiamo delle informazioni. Infine, è importante sottolineare che durante l’esperienza dell’ipnosi, la persona è consapevole e non è addormentata, è in uno stato tra la veglia e il sonno che si chiama stato di coscienza dissociato, ha la capacità di filtrare le informazioni che riceve, ha la capacità di scegliere e di decidere per il suo bene. Anzi, il soggetto entrerà in ipnosi solo se è lui stesso a deciderlo, e accoglierà l’esperienza ipnotica solo nella misura in cui risponderà ai suoi valori personali e gli sarà conveniente per raggiungere i suoi obiettivi.
Bibliografia essenziale
Edelman G.M., Tononi G., Un universo di coscienza. Come la materia diventa immaginazione, Einaudi Editore, Torino, 2000.
Erickson M. H. (1964), Initial Experiments Investigating the Nature of Hypnosis, in American Journal Clinical Hypnosis, 7, pp. 152-162.
Erickson M. H. (1982), Ipnoterapia, Edizione Astrolabio, Roma.
Erickson M. H. (1985), L’esperienza dell’ipnosi, Edizione Astrolabio, Roma.
Rossi E. L. (1989), La psicobiologia della guarigione psicofisica, Edizione Astrolabio, Roma.
Rossi E. L., Nimmons D. (1989), Autoregolazione del sistema mente-corpo: i ritmi ultradiani e la pausa di venti minuti, Edizione Astrolabio, Roma.
Fonte delle immagini
Web del 22 Aprile 2018. Fonte: https://www.studiohypnos.it/wp-content/uploads/2017/02/ipnosi-1.jpg